I bambini non sanno più correre!
È una frase sicuramente forte quanto reale.
Sono Dino Denei, Master 7° Dan di Taekwon-Do ITF, specializzato come Educatore Sportivo dell’età giovanile, pratico dal 1984 ed insegno dal 1997.
Nella mia esperienza di insegnamento ho trovato difficoltà crescente nell’uniformare il livello tecnico dei miei allievi e non nascondo che per qualche tempo ho anche dubitato delle mie capacità di insegnante.
Confrontandomi con colleghi ho capito che il problema era generale e sono giunto alla conclusione che le ultime generazioni hanno difficoltà nello sviluppo degli schemi motori di base (camminare, correre, saltare, arrampicarsi, ecc.).
Mi sono quindi chiesto quali fossero le cause del problema, e cosa fosse cambiato nelle abitudini dei bambini, e dopo diverse osservazioni e riflessioni sono giunto alla conclusione, supportata poi da letteratura, che sono mutate le abitudini dei genitori e di riflesso anche quelle dei bambini.
Da una prima osservazione si può notare che il tempo e gli spazi dedicati al movimento dei bambini sono sempre più limitati.
Se la mia generazione è cresciuta in case con cortili dove si trascorrevano pomeriggi interi a giocare, o addirittura case con stanze ampie che permettevano di giocare all’interno, la nuova generazione cresce in case sempre più piccole, con spazi ridotti ai minimi termini,
Pertanto le attività di svago si limitano ai videogiochi, telefonini, tablet, oppure devono essere svolte nei parchi, perché i cortili sono adibiti a parcheggio, e le strade non sono più sicure.
Ma per andare al parco occorre che sia libero almeno un genitore, o un nonno che abbia le forze per dedicarsi ai nipoti, o baby sitter, magari meglio se automuniti, che si facciano carico della responsabilità di portare i bambini al di fuori delle mura domestiche.
Vediamo che le possibilità di movimento diminuscono mano a mano che si valutano le varie casistiche.
Credo che ci sia anche un’altro problema importante che favorisca l’inattività dei bambini, ovvero l’inattività dei genitori.
Per motivi economici spesso i genitori sono impegnati a tempo pieno, pertanto i bambini trascorrono molto tempo a scuola (tempo prolungato), dove l’attività motoria è limitata a sole due ore settimanali.
E quando sono con i genitori, quanti hanno davvero voglia di far muovere i propri figli? E quanti preferiscono accendere il TV, o lasciare loro trascorrere il tempo con telefonini, tablet e videogiochi?
La sedentarietà dei genitori si riflette sulle abitudini dei bambini, che a loro volta diventano sedentari ed apatici.
Tutto questo si rifletterà sia sullo stile di vita da adulti, sia sulle aspettative di vita futura.
Educare un bambino al movimento è un impegno, al pari della crescita culturale, morale e fisica.